Il mago di Oz (1939)

24 May 18

Oggi voglio parlarvi di un film molto vecchio, Il mago di Oz, versione cinematografica dell’omonimo libro per bambini di Lyman Frank Baum. Ho sempre adorato questo film, per la storia, per gli effetti speciali e la musica, ma soprattutto per il messaggio positivista, potenziante finale “nessun posto è bello come casa mia“.

La storia, immagino la conosciamo tutti, Dorothy, scappata di casa per paura che una vicina prepotente faccia sparire il suo cagnolino, incontra un “mago” che le consiglia di tornare a casa. Quando arriva, siccome nel frattempo è arrivato anche un uragano, tutti sono nascosti nel bunker. L’uragano smuove la casa e lei cade e perde conoscenza. Quando si riprende la casa sta volando nel cielo, vede passare un po’ tutti dalla finestra, e finalmente cade in una terra lontana, uccidendo per caso la strega che terrorizava i suoi abitanti e guadagnandosi così la loro riconoscenza e le scarpe della strega.

Ve ne parlo perchè, dal punto di vista psicologico, per come la vedo io, ha spunti molto interessanti, i miei momenti preferiti sarebbero:

  • all’inizio, quando arriva a Oz e la fata le dice “è sempre meglio cominciare dall’inizio”, vai a chiedere al mago aiuto per tornare a casa, dicono che lui sa tutto, “segui il sentiero dorato”… mi ha fatto pensare che cerchiamo sempre scorciatoie invece di imparare ad usare gli acceleratori
  • man mano che trova ogni personaggio, versioni magiche delle persone che conosceva, con i loro “diffetti” o “punti di miglioramento” aumentati, l’uno sente la mancanza di un cervello, l’altro del cuore che dovrebbe avere, l’ultimo di un coraggio che non sente di possedere.
  • il momento in cui il mago chiede loro in cambio qualcosa di persino più difficile e loro accedono senza pensarci e quello in cui scoprono che il mago non ha poteri, o almeno così sembra, anche se… subito dopo si scopre che il potere ce l’ha ed è il potere di capire di cosa hanno bisogno indipendentemente di cosa chiedono
  • alla fine, quando il viaggio a Oz sembra solo un sogno, dal quale Dorothy ha imparato qualcosa che le sarà utile per il resto della sua vita, anche nel mondo reale “Ora so che se deciderò ancora di andare in cerca della felicità, non dovrò cercarla oltre i confini del mio giardino… perché se non la trovo là… non la troverò mai da nessun’altra parte.” mi ha ricordato la storia delle chiavi

Lo avete visto? Vi è piaciuto? Se no, ve lo consiglio…

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