quale permesso?
Ieri, al nostro incontro, ancora online, di facciamo pace, laboratorio di inmunosuficienza psicologica, abbiamo parlato, come promesso, del permesso per fare quel che vogliamo fare, del permesso per dire quel che sentiamo, del permesso per essere noi stessi, e non un’altra copia di un ideale impossibile .
Abbiamo parlato di quelle cose che non ci permettiamo di fare, di dire, di essere, perchè il nostro gruppo di appartenenza non sarebbe d’accordo, non le vedrebbe bene, non accetterebbe. E di come, quando questo succede con cose piccole ci allena a farlo succedere con le cose più grandi, ci fa sentire sempre meno importanti e più piccoli e dipendenti di quel gruppo. In maniera che poi, con le cose grandi, non riusciamo nemmeno ad avere un dubbio, continuiamo sulla strada più trafficata, infelici ma sicuri.
Potremmo dire che ci sono tre tipi di persone:
- quelli per cui la solita strada va benissimo, fanno tutto quello che si deve fare e sono felici, ma non sono tutti, anzi, molti sembrano felici ma sono solo rassegnati e riescono a vivere abbastanza bene nella famosa zona di comfort;
- quelli per cui la solita strada è un’insulto, un’offesa, vogliono una strada diagonalmente opposta e lottano contro tutto e tutti per trovarla, anche questi non sono tutti felici della loro scelta, molti possono sembrare felici di essere riusciti a non soccombere, ma nel profondo si sentono soli e persi;
- e poi ci sono quelli che ci provano in tutti i modi ad entrare nella solita strada ma non ci riescono, e vivono infelici ma sentono di non poter farci niente.
Nei primi due grupi ci sono persone a cui va bene quella scelta e altre che vivrebbero meglio se cambiassero strada, insieme a tutti quelli del terzo, e la scegliessero con più consapevolezza, per non sbagliare questa volta.
l mio invito possitivo di oggi è proprio a capire in quale gruppo ci troviamo, o in quali gruppi perchè potremmo trovarci in un gruppo per quanto riguarda il lavoro e un’altro per quanto riguarda l’amore o il rapporto con il nostro corpo o la famiglia di origine, e provare a pensare cosa potremmo perdere e guadagnare se decidessimo di cambiare strada.Che ne dite? Vi va?
rimedio contro la morte
Dicono che c’era una volta, all’epoca del Buddha, una donna a cui morì il suo unico figlio. La donna era disperata, non riusciva a lasciare che lo seppellissero, convinta che ci fosse un errore, il giorno prima stava bene e quello dopo non si era svegliato.
Colleziona attimi di altissimo splendore (2023)
Questa settimana è uscito l’ultimo libro di Paolo Borzacchiello, scritto a quattro mani con Paolo Stella del affascinante titolo Colleziona attimi di altissimo splendore e io, chiaramente, l’ho preso e letto appena uscito, ancora caldo di stampa e me lo sono goduto splendidamente.
S come sfortuna e sfida
Un’altra parola molto importante per il Vocabolario possitivo che abbiamo raccolto insieme nei nostri incontri facciamo pace, laboratorio di inmunosuficienza psicologica, è sfortuna, sfiga, sventura. È una parola da evitare perchè è una trapola in cui nasconderci quando non vogliamo cambiare.
misure straordinarie
Dicono che c’era il bidello di una scuola, che amava il suo lavoro e ci si dedicava al meglio che poteva, pulendo e aiutando chiunque ne avesse bisogno all’interno della struttura. Ma ci fu un periodo in cui si trovò un gravoso compito extra ogni sera: pulire gli specchi del bagno delle ragazze, sporchi di rossetto, giacchè alcune ragazzine, si divertivano quasi ogni giorno ad imprimere “baci a stampo” con il rossetto allo specchio del bagno.
0 Comments