Covidioti
Ieri ho scoperto una cosa curiosa, la parola covidiota può avere due significati completamente opposti. Si può riferire sia a chi è diventato esageratamente spaventato dal virus e dagli effetti che potrebbe avere in noi sia a chi non si è mai fidato dalla narrativa ufficiale.
Il fatto è che, il neologismo covidiota, che io ho sempre utilizato per le persone che erano diventate esageratamente spaventate da questa malattia (che non si fermavano alle misure promosse dal governo, ma volevano andare oltre, non volevano toccare i soldi e disinfettavano la spesa prima di metterla a posto. Quelli che hanno comprato carta igienica o farina che pareva stesse per finire il mondo) era nato all’opposto, per quelli che non credevano nel covid e tenevano atteggiamenti stupidi e rischiosi, tipo quelli che leccavano o sputavano ovunque per dimostrare che non era vero.
Poi, con il progredire della pandemia, quando hanno iniziato a sorgere alcune voci fuori dal coro che dicevano che non ce la stavano raccontando giusta, che i dati non erano certi, che c’era qualcosa che non andava… (quelli che io chiamo covidscettici), anche questi sono stati definiti covidioti, oltre a complottisti e, ora, no vax.
Il fatto è che, in questa storia, tutti hanno una parte di verità, discuttere sul numero di morti non ha senso, ma le informazioni sono state sfruttate dagli uni e dagli altri fino a rendere quasi impossibile il dialogo. Prima ci hanno divisi e poi colpevolizzati. Quelli che ancora credono alla narrativa ufficiale danno la colpa del protrarsi della situazione ai così detti no vax senza rendersi conto della poca logica che abbia questo argomento. E anche quelli che parlano di complotti esagerano i loro discorsi fino a livelli in cui si perde, di nuovo, ogni logica.
La buona notizia è che, sebbene è così semplice diventare covidiota, visto che si può riferire a entrambi gli estremi della situazione, è sempre possibile rimanere in equilibrio, con buon senso, curiosi, neutrali, usando il proprio cervello in maniera razionale, realista e funzionale e senza lasciarci trascinare dalle emozioni che ci portano da una parte o dall’altra.
Il mio invito possitivo di oggi è proprio a diventare covidscettici, a non accettare che tutto valga quando si parla di questa malattia, che possano dire tutto quello che vogliono come se fossimo bambini dell’asilo che possono solo scegliere fra ubbidire e fare i capricci, ma come adulti, che vogliono conoscere quella verità che si trova nello spazio tra i due estremi. Che ne dite? Vi va?
The Shack (2017)
Questa settimana, anche se le feste sono finite, voglio parlarvi di un film “religioso”, un film cristiano, sul dolore, sulla fede e sulle crisi mistiche, sui giudizi e sul perdono, che ci racconta un’idea di Dio come piace a me, dotato di empatia infinita e non selettiva.
Un libro di guarigione (2022)
Questa settimana voglio parlarvi di un libro che ho letto solo oggi anche se ce l’avevo da tempo, un libro di guarigione. Conosco personalmente l’autrice, Gaia Rayneri, e non avrei mai detto che “nascondesse” una storia del genere. L’ho letto, regalato e consigliato a ogni persona con sui ho avuto a che fare in questi giorni. E ora lo consiglio anche a voi, di cuore.
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