La parola magica (2018)
Oggi voglio parlare di un libro di cui mi sono innamorata tante volte che ho perso il conto. L’autore è Paolo Borzacchiello, uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica applicata al business, e il libro si chiama La parola magica. L’ho comprato per caso ma… mentre lo leggevo, con una amica l’ho definito un corso di pnl e communicazione efficace travestito di romanzo, tra l’altro con una tematica e personaggi affascinanti.
Un romanzo che parla di un coach, di cui mi sono innamorata già dal modo in cui si presenta, come specialista nella comunicazione e nel linguaggio, non un semplice motivatore di quelli che si fanno selfie per facebook. Separato e con una figlia adolescente, si occupa di formazione e consulenze. La storia inizia quando viene contattato da una strana cliente che si presenta come Dio che vuole una consulenza per decidere se estinguere il genere umano o meno.
Se questo non bastasse, come dicevo, è un libro molto serio che passa rassegna a metodi, tecniche e concetti che noi coach spieghiamo e usiamo nel lavoro per migliorare l’efficacia della communicazione, ascoltando anche quel che viene detto e come viene detto, le sfumature del linguaggio verbale e non verbale, e appliccandole quando siamo noi ad esprimermi.
Ma non lo fa in stile saggio, lo fa inserendolo nel contesto delle conversazioni e dei pensieri che questo coach ha con i clienti (angeli, arcangeli, il mio amato Lucifer), sua figlia e il suo collaboratore fidato.
L’avete letto? Vi è piaciuto? Raccontatemi la vostra esperienza con il libro… vi va?
L come libertà (di opinione)
Un’altra parola molto importante per il Vocabolario possitivo e un tema di cui si parla molto in questi giorni è la libertà di espressione, di opinione, che molti pensiamo stia sparendo di nuovo per mano di quelli che fino a poco fa la chiedevano a grandi voci. Quando erano loro a non poter dire quello che pensavano, a essere perseguitati per le loro idee e a essere “contro-corrente”.
rimedio contro la morte
Dicono che c’era una volta, all’epoca del Buddha, una donna a cui morì il suo unico figlio. La donna era disperata, non riusciva a lasciare che lo seppellissero, convinta che ci fosse un errore, il giorno prima stava bene e quello dopo non si era svegliato.
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