RISPETTANDO SAN SALVARIO: PROPOSTE PER UN QUARTIERE SOSTENIBILE

A cura di Riccardo Tassone


“Iustitia est hominis homini proportio quae servata societam servat, corruppta, corrumpit”.

M. T. Cicerone



NOTA: Questo documento è la sintesi di un memorandum assai più ampio e dettagliato che si può raggiungere tramite il seguente link: https://www.amorben.es/rispsansa/2021/06/22/rispettando-san-salvario-proposte-per-un-quartiere-sostenibile/



L’Associazione Rispettando San Salvario

L’Associazione “Rispettando San Salvario” è attiva dal 2010 sul territorio della Città di Torino, per iniziativa di un gruppo di residenti nel quartiere e, insieme ad altre Associazioni e Comitati torinesi, ha costituito il Coordinamento Cittadino “OltrelaMovida”. Il fine comune alla base della nascita di così numerosi movimenti di cittadini è la TUTELA DELLA SALUTE dall’INQUINAMENTO ACUSTICO, a cui è strettamente collegata la RICHIESTA DI LEGALITÀ; la necessità del nostro impegno è conseguenza sia della disattenzione nei confronti dei danni provocati dall’inquinamento acustico, specie notturno, sia della linea politica, diffusa nel nostro paese, di privilegiare la creazione di posti di lavoro anche a scapito della salute dei lavoratori stessi e dei cittadini in genere.

Ci riferiamo all’Inquinamento Acustico indotto dalle modalità di gestione della cosiddetta “movida”, in particolare quella che ha luogo nel quadrilatero storico di San Salvario, un’area residenziale, nel cuore delle città, densamente abitata, con edifici storici, senza le moderne tecnologie di isolamento acustico; le vie strette e fanno da cassa di risonanza amplificando il livello del rumore antropico e degli impianti di diffusione musicale posti all’interno e all’esterno dei locali, fino a superare i 70 dB e in alcuni casi i 100 dB.

Finora, le risposte dell’Amministrazione Comunale sono state assenti o desolatamente inadeguate, come dimostra anche la recente sentenza 1261/2021 che ha riconosciuto che l’amministrazione non ha fatto tutto quanto in suo potere per tutelare i residenti dai danni della “malamovida”.

La vita dei residenti nel quartiere di San Salvario, come nelle altre zone di movida di Torino e di tutte le altre città italiane, è ormai ben al di sotto dei normali standard di vivibilità. In particolare, si stanno diffondendo sempre di più problemi di salute che riguardano persone di ogni età: siamo in possesso di certificati medici che attestano queste patologie, a fronte di un numero sicuramente superiore di persone che denunciano sintomi analoghi senza ricorrere a cure mediche, spesso per motivi economici.

Il rapporto di fiducia nelle Istituzioni appare sempre più labile. La politica del “lasciar fare” e tollerare le ripetute violazioni delle leggi crea un clima di illegalità diffusa che favorisce l’estendersi delle cosiddette “zone franche” dove tutto è permesso senza che le Forze dell’Ordine intervengano in modo efficace.

Impatto della movida sulla salute

Se il suono diventa rumore (suono indesiderato), può procurare danno alla salute, intesa come condizione di equilibrio e benessere fisico, mentale, sociale, spirituale (definizione OMS). È dimostrata dalla letteratura scientifica la connessione tra gli effetti dannosi dell’inquinamento acustico e la salute.

L’esposizione eccessiva al rumore può portare disturbi da reazione d’allarme e di stress, ansia, depressione e irritabilità, riduzione del sonno e problemi cardiovascolari (con il manifestarsi di malattie come ipertensione, ischemia cardiaca e ictus per esposizione maggiore di 55 dB). L’OMS ha individuato l’insorgenza di effetti dannosi sulla popolazione soggetta a inquinamento acustico notturno dai 40 dB in su1.

Le conseguenze più serie sono quelle relative alla privazione di sonno.

Conseguenze a breve termine (notte insonne)2:

· Aumento del senso di fame, quindi rischio di obesità.

· Aumento rischio di incidenti ed infortuni (triplicato se si dorme meno di 6 ore).

· Maggiore emotività (aumento della reattività del 60%), ansia, angoscia, tensione fisica e psichica.

· Riduzione della concentrazione e problemi di memoria.

Conseguenze a lungo termine:

· Malattie cardiocircolatorie: probabilità del 48% in più di morire per malattia cardiaca e 15% di incorrere in un ictus e incremento del rischio d’infarto del 400%.

· Danni all’apparato respiratorio.

· Danni al sistema endocrino.

· Riduzione delle difese immunitarie.

· Danni al sistema nervoso centrale e alla psiche, OSAS (Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno legato al rischio di infarto).

· Disturbi della vista.

· Disturbi all’apparato gastrointestinale.

· Disturbi urinari e renali.

· Invecchiamento precoce.

· Maggiore rischio di Cancro.

· Effetti sull’apparato riproduttivo e sul feto.

· Aumento del rischio di mortalità, al netto dei fattori precedenti

L’UE ha più volte messo in mora l’Italia per l’eccesso di rumore.

L’impatto sanitario della movida non incide solo sui residenti ma anche sugli avventori: la “movida” è un fenomeno in cui la “ricreazione” assume la connotazione di uno “sballo” fondato su consumo pesante di sostanze (alcool, ma, purtroppo, non solo) che hanno gravi conseguenze a lungo termine sulla salute di chi le assume.

Inoltre, vi è il rischio legato all’attuale pandemia. La ”movida”, almeno nelle forme con cui è praticata oggi, in una fase pandemica, è INSOSTENIBILE e INACCETTABILE, con gli assembramenti terrificanti che la movida provoca e il mancato rispetto delle scelte regolatorie e di contenimento basate su responsabilità, stile di vita e autoregolazione. Il problema tsunamico della pandemia non ha portato, purtroppo, tutti gli attori coinvolti (gestori, clienti, decisori, residenti) a comprendere che la prevenzione e la cura di questa pandemia sta in scelte semplici, consapevoli, responsabili e anche creative e innovative. La salute delle persone passa, oggi, dalla distanza che c’è fra una sedia e l’altra, un naso e l’altro, un tavolo e l’altro. I decisori devono prendersi la responsabilità di eventuali scelte che determinano l’aggravamento dei rischi alla salute dei cittadini. Oggi ci troviamo in una fase interpandemica, non certo post-pandemica e, sebbene i vaccini ci possano aiutare a contenere una nuova ondata autunnale, è essenziale limitare la circolazione virale, anche per impedire la proliferazione di nuove varianti che potrebbero rendere inefficaci i vaccini stessi. Secondo il Piano Pandemico, la movida è uno dei più gravi fattori di rischio per la proliferazione del contagio.

Criticità della movida in S. Salvario

Le direttive europee sulla liberalizzazione, in molti comuni, sono state applicate solo in parte, trascurando i poteri di tutela della salute e della sostenibilità ambientale affidati ai sindaci. I piani di classificazione acustica (PCA), la valutazione di impatto ambientale (VIA) e quella sulla salute (VIS) sono stati adottati, ma di fatto non applicati nelle zone di movida. Si è consentito un uso indebito del territorio urbano, che da risorsa comune è diventato espansione “naturale” dei locali di intrattenimento notturno.

I problemi di San Salvario e delle zone di malamovida non sono conseguenza del legittimo desiderio di divertimento, bensì dell’illegalità e del senso di impunità che ne deriva, fenomeno alla base di tutti i mali che affliggono l’Italia. Se la legge viene disprezzata e distrutta, la conseguenza inevitabile è lo sgretolamento del vivere civile, il moltiplicarsi di conflittualità tra individui e egoismi contrapposti, senza più riferimento a obiettivi e interessi condivisi, in una riedizione contemporanea dell’“homo homini lupus” di hobbesiana memoria.

La proliferazione esponenziale, e di fatto non governata, di locali notturni che commerciano prevalentemente o esclusivamente alcool ha colonizzato quasi ogni angolo del Quadrilatero. Di conseguenza, è esponenziale anche l’aumento dei frequentatori, tra i quali sono sempre più numerosi giovanissimi e adolescenti che assediano le vie e le piazze di fronte ai locali. Simili assembramenti di persone, con bicchieri e bottiglie (di vetro) in mano, rappresentano già di per sé una fonte di pericolo, perché intere vie risultano impercorribili non solo per le auto private (di chi magari vorrebbe tornare a casa sua), ma anche per le pattuglie dei Vigili, di Polizia e Carabinieri e per i mezzi di soccorso, che sono costretti a rallentare e a fermarsi, e quindi a non poter intervenire con la rapidità richiesta da una situazione di emergenza. Inoltre, la continuità dei dehors crea una lunga barriera che si aggiunge a quella rappresentata dalle folle compatte: in caso di incendio mancherebbero le vie di fuga e si scatenerebbe il panico con conseguenze facilmente immaginabili.

Le principali conseguenze sono le seguenti:

· Assembramenti furiosi ed incontenibili di giovani (per lo più), spesso col comportamento alterato dall’alcool, che occupano interi isolati (in particolare Largo Saluzzo) per bere, fumare, chiacchierare.

· Tali assembramenti, insieme alla musica proveniente dai locali, producono un inaccettabile inquinamento acustico notturno fino oltre le h. 3-4, senza alcun riguardo per i diritti dei residenti, nonché degrado urbano (abbandono di rifiuti, orinazione, vomito), ed elevato rischio di contagio da covid.

· Abuso di alcol e conseguente ubriachezza molesta, che spesso sfociano in risse, da parte sia degli avventori sia di gruppi di persone che bivaccano abitualmente sui gradini delle nostre case dopo aver acquistato bevande alcoliche presso esercizi commerciali aperti fino a tarda sera.

· Invasione di dehors giganteschi ed in numero estremamente elevato, anche a causa del “Piano di Occupazione Straordinaria di Suolo Pubblico”, spesso non utilizzati, non regolamentati e, talvolta, attrattori di degrado e insicurezza.

· Sporcizia di ogni genere che si accumula nelle strade, sui marciapiedi e fin sui gradini e davanzali delle case dove restano gli avanzi delle bevute notturne: bicchieri, bottiglie, vomito, pozze di urina che rendono irrespirabile l’aria, specie vicino ai cassonetti e in ogni luogo poco illuminato.

· Atti di vandalismo: danneggiamenti alle auto in sosta, graffiti e imbrattamento di muri e serrande, incendi di cassonetti.

La consapevolezza che le forze in campo sono poche (Polizia Municipale e Forze dell’Ordine) non contribuisce certo a rassicurare i cittadini che sentono abbandonati ad affrontare da soli una situazione da bolgia infernale.

I controlli sono di gran lunga insufficienti e, anche quando vengono effettuati, le multe sono troppo basse rispetto ai guadagni dei locali, per cui non sono efficaci.

In quest’ultimo decennio, da parte delle istituzioni, abbiamo ascoltato tantissime parole, qualche tentativo, ma nessun risultato: negli anni sono state effettuate alcune azioni volte a diminuire le criticità (ad esempio possiamo citare l’ordinanza 2014 sugli orari e l’ordinanza 46 che impediva la vendita di alcolici da asporto a dalle 20 alle 6, ecc.) che si sono dimostrate utili, ma non certo risolutive.

Inquinamento Acustico in S. Salvario

Un quartiere residenziale ad alta densità abitativa si ritrova a essere inondato da un inquinamento acustico che diventa pari, o superiore, all’impatto determinato da aree industriali o da vie a grande intensità di traffico o aeroporti. Il Regolamento Comunale n. 318 prevede, come limiti massimi dalle h 22 alle h 6, livelli sonori di 45 dB per le aree prevalentemente residenziali e 50 dB per le aree miste.

Secondo il “Piano Risanamento Acustico Comunale”3, i risultati degli accertamenti fonometrici eseguiti durante alcune giornate nel mese di giugno 2015 confermavano che nelle notti tra venerdì/sabato, sabato/domenica e domenica/lunedì era rilevabile un superamento in periodo notturno (22-8) del limite assoluto di immissione, pari a 50 dB(A), con eccedenze fra 8 e 22,5 dB(A) e picchi nell’intervallo tra le 23.00 e le 03.00 durante il quale era rilevato il superamento del valore di attenzione riferito a un’ora, pari a 55 dB(A), con eccedenze tra 9 e 20 dB(A). Il clima acustico nelle aree coinvolte dallo stazionamento delle persone ha raggiunto livelli notturni compresi tra 60 e 71 dB(A) circa.

Uno studio dell’ARPA ha valutato l’esposizione della popolazione al rumore, considerando l’area estesa sino al Corso Vittorio Emanuele II, evidenziando come la popolazione esposta al rumore da movida, risulti essere di circa 8.100 persone residenti, di cui il 54% inferiori a 60 anni, il 31% nella fascia di età 60-65 anni ed il 15% fra i 65 e i 70 anni di età. Sulla scorta dei dati di monitoraggio, si stima che il 46% degli abitanti dell’area (ca. 3750 persone) sia esposta a livelli notturni dovuti alla movida maggiori della soglia di 60 dB(A), corrispondente al più elevato valore di attenzione notturno stabilito dalla legge per aree in cui vi è la presenza di edifici a destinazione residenziale (classe V – aree prevalentemente industriali).

Una situazione di costante illegalità!

Condizioni per una movida sostenibile

Esiste una movida piacevole per chi la pratica e chi ci vive intorno, ed esiste una movida selvaggia, insostenibile sia per i frequentatori sia per i residenti, vantaggiosa solo per gli esercenti che non rispettano le leggi. I due volti della movida sono facilmente riconoscibili.

1) Consumo di Alcool: Un consumo in quantità e modalità regolata è sostenibile; un consumo sregolato (col rischio di ricovero di minori in coma etilico) richiede sanzioni severe per bloccare sul nascere la somministrazione illegale a minori e contro l’ubriachezza molesta.

2) Occupazione di Suolo Pubblico: Un gestore professionale offre il servizio negli spazi organizzati di sua proprietà, dove anche il controllo delle regole è facilitato. Gli assembramenti esterni, invece, oltre a configurarsi come occupazione abusiva di beni comuni, impediscono di fatto qualsiasi controllo e rendono ingestibili ampie zone del quartiere, anche per quanto riguarda la sicurezza, compresa quella sanitaria (diffusione di contagio da Covid 19).

3) Commercio: Una movida rispettosa delle regole e dell’ambiente si integra con le attività e le caratteristiche del territorio in cui si inserisce. Nel quadrilatero di S. Salvario è scomparso lo storico tessuto socio-economico, sostituito da un’economia drogata.

4) Lavoro: Una movida capace di qualificare il territorio che la ospita rispetta anche le norme che regolano i rapporti di lavoro. Caratteristica della movida in modalità selvaggia è invece la diffusione del lavoro precario in molte forme, sovente ricattatorie: contratti in nero o parzialmente applicati.

5) Musica: La musica non deve uscire dall’ambito dei singoli locali. Musica e brusio che provengono da locali affiancati a 20, 50, 100 metri l’uno dall’altro costituiscono un rumore indistinto ed insopportabile: non sono musica.

Noi non siamo contro la movida in quanto tale, ma contro la sua degenerazione che caratterizza il quadrilatero di S. Salvario, mettendo a repentaglio i diritti fondamentali dei residenti e, soprattutto, la salute di residenti, lavoratori e clienti della movida stessa.

Le richieste di Rispettando S. Salvario

Il quartiere di San Salvario, in particolare il quadrilatero compreso tra C.so Vittorio Emanuele II, Via Madama Cristina, C.so Marconi e Via Nizza, ha diritto di ritrovare una normalità di decoro e di vita quotidiana.

Come cittadini soggetti di diritti garantiti dalla Costituzione e dalle Leggi, chiediamo alle Autorità di porre in atto, ciascuno nel campo delle competenze e dei doveri assegnatigli dalle Leggi, tutte le azioni necessarie in modo da garantire ai residenti in San Salvario la fruizione libera dei diritti alla quiete pubblica, al sonno, al mantenimento delle attuali condizioni di salute, al libero e pieno utilizzo dei propri spazi personali e pubblici.

Al fine di evitare una lacerazione profonda del tessuto sociale, comunitario e politico e la conseguente crisi di fiducia nelle Istituzioni, nel ruolo dello Stato, nella possibilità di ottenere rispetto delle leggi, tutela dei diritti e giustizia dalle Autorità preposte, occorre agire urgentemente per riportare nelle nostre strade e nelle nostre case il rispetto delle leggi esistenti.

La domanda che i cittadini si pongono e a cui chiedono venga data una risposta efficace e rapida è: quali misure l’Amministrazione intende adottare per ridurre tale pressione antropica, molto gradita dai commercianti, ma troppo pericolosa per la vita dei cittadini che risiedono o vengono nel quartiere? Esiste la volontà politica di intervenire?

Le nostre richieste all’amministrazione sono, per tanto, le seguenti

1) Garantire la “volontà politica” di affrontare e risolvere il problema.

2) Garantire la preminenza dell’interesse pubblico su quello privato, della salute e del decoro urbano sul divertimento e la valenza economica delle attività commerciali, in particolare nelle zone di “movida”, ed in riferimento all’inquinamento acustico ed al diritto al riposo, quindi, Legalità, ossia massima intransigenza sul rispetto di tutte le regole, attuazione di controlli e inflizione di sanzioni, comprese quelle di contrasto alla diffusione della pandemia in corso.

3) Qualità degli Spazi pubblici: Limitare gli spazi occupati dai dehors, non rinnovare la delibera di occupazione straordinaria degli spazi pubblici. Migliorare la qualità dello spazio pubblico, tramite inserimento di alberi e isole di freschezza.

Possiamo riassumere tutte queste richieste in una frase: permettere ai residenti di vivere!

Se questa sarà la direzione che la prossima amministrazione intraprenderà, avrà tutto l’appoggio e la collaborazione proattiva di Rispettando San Salvario.

Le Proposte di Rispettando S. Salvario

Non vogliamo però avere un atteggiamento passivo e limitarci a chiedere all’amministrazione di risolvere i nostri problemi, ma vogliamo essere costruttivi avanzando delle proposte specifiche, con l’intento di contribuire al risanamento e alla tutela della salute nelle zone ormai invivibili e degradate.

1) Riorganizzare Polizia Municipale e Forze dell’Ordine

Nel quartiere di San Salvario e nel territorio collinare, vi sono (dati 2018) 75 vigli, di questi 10 lavorano in ufficio e gli altri per strada suddivisi in 4 turni (compreso quello di notte). Questo significa che la notte saranno attivi in media 16 vigili, che agiscono su tutto il territorio: troppo pochi.

È pertanto condizione indispensabile l’organizzazione di un servizio notturno, con una collaborazione fattiva tra Comune (Polizia Urbana e quindi sanzione amministrativa), Prefettura, Questura (che deve vigilare su legalità e ordine pubblico), che garantisca una presenza attiva interforze, in numero adeguato al numero di utenti della movida presenti sul territorio, così da assicurare sia il controllo di prevenzione, sia il pronto intervento in caso di necessità. Almeno per un periodo, occorre rimodulare, possibilmente a livello cittadino, i turni in modo da concentrare la presenza di Polizia Municipale e Forze dell’Ordine nel periodo notturno e nelle aree di movida in modo da garantire lo scioglimento degli assembramenti e l’allontanamento di coloro che rimanessero sul posto.

2) Regolamenti e Ordinanze

Una delle problematiche principali è l’insufficienza e inadeguatezza di controlli e sanzioni.

a) Permessi: Rivedere le modalità burocratiche di concessione dei permessi così che abbia luogo prima dell’apertura la verifica dell’esistenza di tutta la certificazione prevista dalle normative vigenti in tema di norme antincendio, impianto scarico fumi, impianto idraulico, servizi igienici, sala fumatori, ecc., in particolare è essenziale il rispetto delle norme relative a VIA e VIS e, soprattutto, l’obbligo di insonorizzazione dei locali deve essere assoluto; il progetto deve essere realizzato sulla base di un Capitolato Prestazionale minimo vincolante e della verifica dell’efficacia dell’intervento rispetto agli appartamenti circostanti da parte di Tecnico Competente in Acustica Ambientale iscritto negli appositi albi regionali. Inoltre, i locali devono dotarsi di adeguate strutture tecniche per permettere agli avventori che desiderano fumare di non recarsi all’esterno dei locali ove possono recare disturbo ai residenti col loro vociare o consentire il fumo all’esterno ai soli occupanti il dehors (adeguatamente insonorizzato secondo la normativa). Le bevande devono essere somministrate solo in bicchiere e non in bottiglia, al fine di distinguere gli avventori da chi fa scorte di alcolici altrove per venire a bere nel quartiere.

b) Licenze: Occorre una moratoria per la concessione di nuove licenze per esercizi di somministrazione di alcolici. Infatti, se è vero che le amministrazioni locali hanno perso poteri ordinari di pianificazione commerciale, essi mantengono poteri straordinari sulla base di necessità di tutelare la salute e l’ordine pubblico

c) Bivacco: Emanazione di ordinanza antibivacco (come hanno fatto, negli ultimi anni, molte città italiane) nel Quadrilatero (via Nizza, c.so Marconi, c.so Massimo D’Azeglio, c.so Vittorio Emanuele II), compresa via Berthollet, per risolvere i problemi provocati dalla presenza di gente che mangia, beve e usa la strada per i propri bisogni fisiologici causando degrado ambientale ed igienico. Tale ordinanza darebbe maggiori margini di intervento alla Polizia Municipale e alle Forze dell’ordine nel contrastare gli assembramenti. Collaudare e sponsorizzare lo strumento della caparra per disincentivare l’abbandono di rifiuto in qualsiasi posto, attivando sinergie tra amministrazione comunale, circoscrizionale, commercianti e usufruitori.

d) Deroghe: Occorre, inoltre, limitare drasticamente la concessione di deroghe che permettano di non rispettare i regolamenti e le leggi in vigore, in particolare per quanto riguarda le emissioni sonore, gli orari, la chiusura di strade, tutte cose che incidono pesantemente sulla vivibilità del quartiere e sulla sostenibilità della vita.

3) Controlli e sanzioni

Ovviamente, il motivo principale per cui si è arrivati a questo punto, è l’insufficienza dei controlli e delle sanzioni combinate.

a) Sanzioni: È essenziale approntare immediatamente un piano di sanzioni efficaci e progressive, tali da scoraggiare le violazioni; multe e chiusura devono essere di entità tale da risultare dissuasive, altrimenti sono inefficaci e permane il senso di impunità. Occorrono limitazione di orario e chiusura temporanea più lunga in caso di recidività.

b) Controlli: Essenziale approntare un piano di controllo a tappeto, che deve proseguire per un intervallo di tempo sufficiente (almeno tre mesi), perché passi finalmente il concetto che S. Salvario non è una zona franca ove tutto è permesso, coinvolgendo tutte le istituzioni competenti, nell’area di movida. Esse devono riguardare ogni aspetto della vita notturna del quartiere, tra cui, ma non limitatamente

· Normative edilizie ed igienico sanitarie, in particolare ma non unicamente, in riferimento alle VIA e VIS. Esistenza e regolarità della documentazione relativa all’impatto acustico ambientale-zonizzazione acustica, quindi adeguata insonorizzazione, valutazione impatto sulla salute degli esercizi e dei dehors, in particolare la compatibilità con la legge 626 sulla sicurezza. Conformità dei certificati rispetto alle disposizioni legislative, ad esempio al progetto ed al superamento delle barriere architettoniche. Rispetto delle date di inizio e fine concessione, il rispetto dell’obbligo di esporre orario, giorno di riposo e listino prezzi. Verifica della capienza dei locali (numero massimo di clienti che possono essere serviti rispetto alla superficie interna e dei dehors), dell’esistenza di un numero adeguato di servizi igienici a norma (anche in rapporto al numero di clienti) e di eventuali abusi nell’utilizzo del suolo pubblico. Per limitare il rischio di contagio da Covid-19, occorre inoltre verificare che sia rispettata la distanza fra i tavoli, il loro numero ed il numero di persone sedute attorno ed affidare il monitoraggio e le sanzioni per chi non rispetta le regole di contenimento e prevenzione ai Dipartimenti di Prevenzione, ai SISP ed alle strutture di Igiene delle ASL di riferimento in applicazione dei Piani Pandemici Nazionale, Regionale ed Aziendali.

· Regole concernenti la somministrazione delle bevande alcoliche (ad esempio divieto della vendita a minorenni, con richiesta di esibizione di documento di identità, rispetto delle norme relative alla vendita di bottiglie in vetro, ecc.), il regolamento di Somministrazione di Alimenti e Bevande, di Polizia Urbana ed eventuali specifiche ordinanze.

· Regole fiscali (emissione di scontrini, rispetto delle norme sulla tutela dei lavoratori, ecc.).

· Rispetto delle norme relative ai limiti delle emissioni acustiche (dalle h. 22 alle h. 6, massimo 45 dB per le aree prevalentemente residenziali e 50 dB per le aree miste, secondo il regolamento Comunale n. 318) eventualmente anche mediante installazione di strumenti di rilevazione in remoto dell’intensità sonora, con automatismo di sanzione in caso di sforamento.

· Controlli sugli assembramenti e sul comportamento dei clienti all’esterno dei locali (anche rispetto alle norme sanitarie per il contrasto dell’epidemia da Covid 19), contrasto al bivacco, schiamazzi e comportamenti criminali. Prevenire e impedire qualunque occupazione abusiva del suolo pubblico e il funzionamento a porte aperte. Va individuata e resa pubblica la reale capienza dei locali (interno + dehors) in modo da poter controllare che il numero dei clienti non superi la massima presenza consentita.

4) Limitazione degli Orari

a) Per i dehors chiusura alle h. 24.

b) Per gli spazi interni, il proseguimento del servizio può essere prolungato fino alle h. 1 solo ed esclusivamente nel rispetto delle seguenti condizioni inderogabili:

· Il locale deve essere insonorizzato in modo da garantire la completa impermeabilità alla propagazione delle onde sonore.

· Porte e finestre devono restare chiuse.

· Nessuno deve sostare all’esterno; occorrono azione dei gestori al fine di impedire lo stazionamento e disturbo da parte dei propri clienti anche all’esterno dei locali (in base alla sentenza della Cassazione che ha attribuito al titolare di un locale l’obbligo di vigilare sul comportamento civile dei propri clienti anche all’esterno).

5) Zone franche extraresidenziali per la movida

Mentre S. Salvario può diventare un polo enogastronomico e culturale, è imperativo trasferire la movida in aree in cui essa sia sostenibile da un punto di vista urbanistico. Vanno individuate aree idonee (industriali o commerciali, attive o dimesse, ad es. Torino Esposizioni, locali ex Standa di Moncalieri, Area ex Teksid, ecc.) ove incentivare l’apertura di locali che possano tenere aperto tutta la notte, proporre musica e spettacoli: degli hub del divertimento serale e notturno, tali da decongestionare le zone sature da “movida”. Gli edifici vanno appositamente ristrutturati e insonorizzati in modo da garantire il rispetto tassativo dei Limite Acustico Notturno. Queste aree devono essere non residenziali e vanno fornite di servizi quali navette bus per chi beve e non deve guidare, stazione mobile delle forze dell’ordine ed ambulanza di primo soccorso. Chi vuole divertirsi deve poterlo fare nella massima libertà e sicurezza consentite dalle norme senza sentirsi rimproverare dai residenti e senza disturbare chi vuole dormire. È chiaro che si tratta di una soluzione parziale, una riduzione del danno, perché se può risolvere il problema dei residenti, non risolve la negatività che la movida per i clienti, in particolare giovani e lavoratori.

È però molto difficile realizzare un’operazioni di questo tipo, sia perché le amministrazioni hanno perso pressoché qualsiasi potere di pianificazione commerciale, sia perché questi fenomeni seguono le mode ed è inefficace imporli dall’alto. Questi problemi si potrebbero però aggirare con la ricerca, da parte dell’amministrazione, di sponsor, grandi marche che possano fare da apripista e aggregatori di locali.

6) Educazione, eventi e cultura

Per lungo tempo, il termine Movida ha evocato l’idea di veri e propri distretti urbani della creatività e del buon vivere, luoghi della città (spesso i centri storici) in cui esercizi e spazi pubblici operano come crocevia di relazioni, incontri, scambi che incentivano un’esplosione di creatività e concreti progetti d’impresa. Dal cinema alle arti figurative, dalla moda alla letteratura, migliorando la qualità della vita e il brand globale della città. La movida, quindi, viene percepita come una grande risorsa per rendere la città vibrante, vissuta, profondamente umana, in grado di generare valore sociale, oltre che economico, e di operare come magnete di turisti e talenti.

Oggi, la movida, almeno come è concepita in S. Salvario ed in altri luoghi della città, è, purtroppo, tutt’altro. Occorrono iniziative volta a ripristinare quella dimensione.

a) Campagna di sensibilizzazione (nelle scuole) tra i più giovani per ridurre episodi di maleducazione, quali schiamazzi notturni e abbandono rifiuti sui marciapiedi, aumentando da parte dell’amministrazione conseguentemente il numero di cestini.

b) Occorre che l’amministrazione incentivi le attività culturali alternative alla movida come teatro e cinema, sport, occasioni per esprimere creatività.

c) Moratoria degli eventi di grandi dimensioni in ore preserali, serali e notturne, in modo da evitare di congestionare ulteriormente una zona già satura, mettere le Forze dell’Ordine in condizione di poter garantire l’ordine pubblico e il rispetto delle regole, riconquistare il controllo del territorio e garantire a tutti le primarie condizioni di sicurezza e vivibilità.

d) Allo stesso tempo è opportuno promuovere piccoli eventi di matrice culturale, sulla scia del progetto Local-Mente impostato nell’area di Piazza Vittorio Veneto.

7) Riqualificazione commerciale

Occorre ipotizzare strumenti che possano indurre ad una riqualificazione commerciale delle aree di movida, nel senso di ricostituzione di quel tessuto storico di artigianato e di attività commerciali di qualità, con orari diurni o al massimo serali (ristoranti), compatibili con un territorio prevalentemente residenziale. Questo può essere realizzato mediante sgravi fiscali, incentivi per i giovani artigiani, adeguamento delle valutazioni catastali, ecc.

È interessante, in quest’ottica, la proposta dell’associazione di via “Centro Commerciale Madama Cristina” di un “centro commerciale naturale” in via Madama Cristina, pensato per rilanciare il commercio diurno dell’area di S. Salvario storica, un commercio di qualità, integrato, rispettoso dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini. La realizzazione di un Centro Commerciale Naturale richiede una serie di requisiti e l’attuazione di una serie di interventi, tra cui, il rilancio del Mercato di Piazza Madama, anche con nuovi orari, sgravi nei confronti degli operatori del Mercato e dei Commercianti in sede fissa e della Cooperativa di servizi che si occuperà del servizio ritiro merci o della consegna a domicilio. Eventualmente pedonalizzazione del tratto di Via Madama Cristina a partire da Via Berthollet fino a Corso Marconi, posizionamento pali in mezzo all’area pedonale per lo sviluppo di installazioni artistiche (sulla falsa riga di quanto già presente sull’asse dell’attuale Spina Ferroviaria nel tratto di Corso Mediterraneo), posizionamento di arredi urbani, ecc.

ASSOCIAZIONE “RISPETTANDO SAN SALVARIO

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