uccidere i cattivi

Dicono che c’era una volta, in un piccolo villaggio sperduto tra le montagne, un uomo che viveva da solo con la sua famiglia in una piccola fattoria. Era un uomo pacifico, viveva per il suo lavoro e per la sua famiglia, lontano dai guai e dei litigi della città.

Vivevano inmersi nella natura, conosceva i suoi ritmi, il susseguirsi dei giorni e delle stagioni, e adattandoci la loro vita, sapevano che mai li sarebbe mancato nulla. Non capiva la smania delle altre persone nel villaggio per i soldi, per le terre che poi non sfruttavano, per le cose…

Durante un estate particolarmente secca, mentre scendeva con suo figlio al paese, per vendere alcuni manufatti e comprare delle provviste, fu assalito da una banda di ladri. Rubarono loro tutto quello che c’era nella loro piccola carretta e picchiarono lui perchè sembrò loro troppo poco.

Mentre tornavano a casa, senza manufatti nè provviste, nessuno proferì parola. Quando arrivarono e raccontò tutto alla moglie, lei gli curò le ferite e iniziò a cucinare con quel che aveva, e si sedettero a mangiare come se niente fosse.

Ad un certo punto il figlio, arrabbiato, chiese a suo padre perchè non si era diffeso, perchè non era andato dalla polizia o a cercare vendetta.

Il padre gli rispose con tutta calma con una domanda:

– Secondo te, se uccidessimo tutti i cattivi, chi rimarrebbe?

– I buoni! – rispose il figlio

– Sicuro? – ribadì il padre senza mai perdere la sua calma

– Sí, disse il figlio, ancora pieno di rabbia.

– Secondo me rimarrebbero gli assassini. E non voglio essere tra loro.

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