Si può fare (2008)

Oggi voglio parlare di nuovo di un film molto carino, Si può fare, che parla di persona speciali, diverse da tutte le altre, ma questa volta in maniera realistica, anzi, rende omaggio alle esperienze simili che ci sono state veramente in Italia. Si parla di pazzi, di persone che non ragionano come le altre, e vengono confinate e “tenute buone“, facendole vivere al minimo perchè non facciano danni.

Il film è interpretato magistralmente da Claudio Bisio che, sindacalista, idealista e umanista per principio, viene snobbato da tutti e inviato a dirigere una cooperativa sociale creata per dare a un gruppo di matti non troppo pericolosi dei lavori “finti” in cui non possano fare troppi danni. Lui arriva e sconvolge la vita di questi trattandoli come nessuno aveva mai fatto, come persone, come individui, con dei diritti e dei doveri. Dando loro fiducia e responsabilità. Trattandoli come persone normali, anche se normali non sono.

Ho amato tutti i personaggi, e il percorso che fanno. Perchè vivere vuol dire fare dei percorsi. Si inizia in un modo e poi, man mano che si succedono le cose, si evolve, si cresce, si impara… E, quando non si impara, si ricade nelle stesse situazioni, con maggior bagaglio e ci si fa più male. Ho amato le loro diversità, le loro debolezze, la loro solitudine d’incompresi, con cui è facile identificarsi perchè anche se per loro è esagerata, un po’ le abbiamo tutti noi.

Ma soprattutto ho amato:

  • il discorso finale del vecchio psichiatra, in cui condivide il senso di colpa e ammette che se lui fin dall’inizio avesse collaborato le cose sarebbero state diverse. E propone di ripartire, insieme questa volta. In questo modo sono riusciti a fare sia una critica della vecchia psichiatria che preferisce sedare chi è diverso e abbandonarlo in quella vita sedata che non è vita, e un invito alla nuova psichiatria che propende per un lavoro più incisivo per dare a queste persone la supervisione e l’aiuto che serve loro per poter diventare membri utili della società.
  • il momento in cui i matti vengono a recuperare Nello prendendo l’iniziativa di accettare la sfida di Parigi. E, di nuovo, copre quello coi pugni facili dicendo di aver dato lui quel pugno che il milanese sprezzante si era meritato. E, chiaramente, si sente dare del pazzo. Perchè chiunque non sia come ci si aspetta è pazzo.
  • il finale quando arrivano i nuovi, il discorso di benvenuto del Presidente. Ha lasciato senza parole anche me.

 

L’avete visto? Vi è piaciuto? Cosa vi ha colpito di più?

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