Ricordi

26 Mar 19

Mercoledì mi è capitato di condividere con un carissimo amico un mio ricordo di una situazione che aveva coinvolto noi due 25 anni fa. Chiaramente, a lui questo ricordo è arrivato come un racconto che gli era completamente nuovo. Si è scusato dicendo che la sua memoria è come un mucchio di post-it che cadono molto spesso, ma c’è un’altra spiegazione molto semplice.

In quel momento, tanti anni fa, il mio coinvolgimento era più forte, stavo attraversando una tappa del mio sviluppo in cui quel tipo di situazioni era molto importante. Lui no. Ed è per questo che solo io me lo ricordo. Diciamo che mi ricordo le forti emozioni e sentimenti che quel piccolo fatto fece nascere in me, e sono le emozioni a tener vivo il ricordo dei fatti.

Sono in tanti, ormai, a dire che i nostri ricordi c’entrano qualcosina con la realtà, ma molto di più con le nostre emozioni, con le nostre percezioni, con le nostre credenze… Non potremmo mai ricordare tutto quello che ci succede e dobbiamo scegliere.

Per questo motivo spesso, quando parliamo di qualcosa che è successo in passato, anche da poco, non ricordiamo i fatti nello stesso modo. E, normalmente, ci mettiamo a discutere su chi dice la verità e chi mente, su chi ricorda il vero e chi inventa, chi è nel giusto e chi sbaglia… dimenticando la componente importantissima del filtro delle emozioni e credenze.

Si potrebbe dire che vediamo dei “cosa” e dei “come” ma quello che ci ricordiamo sono i “perchè”. E, siccome questi perchè difficilmente vanno chiesti, spiegati e condivisi, nei nostri ricordi avremo a disposizione solo i propri, la propria verità. Ma le verità di ognuno sono solo dei pezzi di un puzzle e per arrivare alla verità assoluta bisogna accettarli tutti. Più teniamo in considerazione più vicina sarà la nostra verità a quella  assoluta. Più cerchiamo di difendere una sulle altre, più ci allontaneremo.

Che ne pensate? Vi sembra abbia una logica? Aspetto i vostri commenti…

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