le orme di Dio
Dicono che quando moriamo abbiamo la possibilità di rivedere tutta la nostra vita, quello che abbiamo fatto e non fatto, quello che abbiamo detto o non detto, quello che abbiamo vissuto o non vissuto per poter trarre le nostre conclusioni e imparare qualcosa prima di reincarnare di nuovo.
Dicono che c’era una volta un uomo buono che, quando morì, arrivò alle porte del cielo e si trovò di fronte a Dio che gli offrì di dare un occhiata alla sua vita, accettò curioso ma anche un po’ arrabbiato perchè spesso si era sentito abbandonato.
Allora videro, come in un libro aperto, tutta la sua vita: gli eventi significativi, l’amore, il dolore, gli incontri, gli scontri, le ferite, le difficoltà, le gioie, ciò che era stato fatto, ciò che era rimasto in sospeso, e così via. Tutto il percorso della sua vita e le orme che aveva lasciato.
Quando ebbero finito, l’uomo disse a Dio:
— Ho una domanda da farti. Ho notato che in alcuni tratti del cammino ci sono quattro impronte, e questo mi fa pensare che camminassi al mio fianco. Ma, non so quanto stranamente, nei tratti più difficili, in quelli in cui ero caduto, soffrivo profondamente o cercavo di affrontare problemi senza quasi più forze, c’erano solo due impronte. La mia domanda è: perché mi hai lasciato solo in quei momenti?
Al che Dio, sorridendo, rispose:
— Non ti ho mai lasciato solo. Anzi, in quei momenti ti portavo in braccio.
la figlia che non ho mai avuto
Originalmente una frase come “sei il figliio che non ho mai avuto” sarebbe stata detta da una donna che non aveva figli. Qualche anno fa l’ho sentita in un film, detta da una donna ad un amico di suo figlio, che era presente e l’ha rimproverata con un “mamma!!!!”…
lei non sa con chi sta parlando
Dicono che c’era una volta una flotta della Marina degli Stati Uniti che stava svolgendo esercitazioni navali vicino alla costa di Finisterra (Galicia), e che ci fu una conversazione particolare tra galiziani e americani:
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