lavorare il minimo possibile

Dicono che “lavoriamo il minimo indispensabile perchè non ci mandino via e ci pagano il minimo necessario perchè non andiamo via noi“. Forse in molte aziende è così ma io preferisco pensare che non in tutte. Perchè mi sembra una prospettiva molto triste.

Ma non solo dal punto di vista umano, anche economico, perchè le persone rendono più di qualunque altra risorsa. Le persone hanno curve d’apprendimento che le macchine o i soldi non potrebbero mai avere. E, soprattutto hanno la creatività, le emozioni, che possono essere usate per migliorare le cose o per peggiorarle. Per creare problemi o per risolverli, e risolverli più in fretta o più lentamente.

Diciamo che quando uno lavora per sopravvivere usa una percentuale ridotta della sua intelligenza, della sua creatività, del suo genio… E quando lavora per qualcosa in cui crede, che lo ispira, che lo soddisfa, riesce a fare molto di più, a rendere di più, ad essere più efficace ed efficiente. Persone pigre al lavoro, appena escono diventano iperattive, e persone senza iniziativa diventano dei leader. Persone che in ufficio sono imbranate e devono fare ogni cosa due volte per i molteplici sbagli, escono e sono di una precisione invidiabile.

La buona notizia è che non è tutto bianco e nero, esistono anche il grigio e tutti gli altri colori. Tra la persona che odia il suo lavoro e vede tutto nero e quella che lavora felice e rende il doppio di quello che ci aspettavamo ci sono molte sfumature di “felicità”, e possiamo sempre migliorare il risultato aggiungendo colore e brillantezza.

Capendo cosa amano ognuno possiamo “personalizzare” minimamente il suo lavoro, modificando alcune caratteristiche del tempo, spazio, modalità di lavoro, di relazione… per renderlo più felice e allo stesso tempo più produttivo.

Cosa ne pensate, siete d’accordo? Volete provare qualcosa di nuovo?

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