la pizza e il diluvio
Dicono che c’era una volta un ragazzo che, per aiutare un po’ incasa non chiedendo soldi aiu suoi, si era messo a lavorare come fattorino in bici. Era un lavoro facile, poteva farlo nel suo tempo libero, doveva solo pedalare e adorava la bici perciò era molto felice.
Normalmente pedavalva felice, spensierato, immaginando cosa avrebbe fatto con i soldini guadagnati, attento al traffico e ai passanti, curioso e sereno. Tranne quando pioveva, aveva sempre paura di cadere, di arrivare in ritardo, di creare problemi ai clienti o al suo capo.
Una sera che diluviava, arrivò con una pizza in una casetta appena fuori città, tirando fuori il cartone e rendendosi conto di come era messo, guardò il cliente con la testa bassa, dispiaciuto perché nonostante il suo zaino (quelli a forma di cubo) pioveva troppo e un po’ d’acqua era entrata comunque. Si aspettava un rimprovero e un feedback negativo sull’app, ma si stupì quando l’uomo gli disse sorridendo:
– Grazie – disse – Mi hai appena ricordato una scena di molti anni fa, dove il porta pizze ero io. Con il mio cinquantino avevo attraversato mezza città, diluviava, arrivato a destinazione dovette fare 7 piani di scale senza ascensore, portando 8 pizze (una sopra all’altra). Arrivato in cima, la proprietaria di casa mi disse che pagava con i buoni pasto, senza darmi un centesimo di mancia, ed incazzandosi con me per il ritardo e le pizze bagnate.
Il ragazzo non capiva bene ma guardava curioso il tipo che continuò.
– Grazie, grazie, grazie – disse – grazie della pizza, grazie della corsa che hai fatto sotto la pioggia e che non ho dovuto fare io, ma soprattutto grazie di quest’opportunità di chiudere un cerchio facendo il bene dove mi fu fatto del male. – aggiunse dandogli una mancia di cinque euro, molto più di quanto avesse mai preso.
– Non ti preoccupare, a volte capitano cose sul lavoro sulle quali non possiamo davvero farci nulla, ma il solo fatto che tu sia arrivato in orario e che tu sia dispiaciuto per me è motivo di premio. E la pizza – disse aprendo la scatola, sembra buona e non è per niente rovinata.
The Shack (2017)
Questa settimana, anche se le feste sono finite, voglio parlarvi di un film “religioso”, un film cristiano, sul dolore, sulla fede e sulle crisi mistiche, sui giudizi e sul perdono, che ci racconta un’idea di Dio come piace a me, dotato di empatia infinita e non selettiva.
Un libro di guarigione (2022)
Questa settimana voglio parlarvi di un libro che ho letto solo oggi anche se ce l’avevo da tempo, un libro di guarigione. Conosco personalmente l’autrice, Gaia Rayneri, e non avrei mai detto che “nascondesse” una storia del genere. L’ho letto, regalato e consigliato a ogni persona con sui ho avuto a che fare in questi giorni. E ora lo consiglio anche a voi, di cuore.
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