la penna multicolore

Dicono che una c’era un professore di una scuola elementare del sud d’Italia che era famoso per la sua rigidità, per la sua esigenza e per la sua fermezza. Quello che nessuno sapeva era che aveva perso molti ragazzi e bambini per strada, alcuni avevano lasciato la scuola per andare a prendersi cura dei fratelli più piccoli, altri a lavorare con i genitori perché erano poveri e avevano bisogno di soldi, e altri erano proprio finiti male in mano a cattive compagnie.

Ogni sabato si disponeva a correggere i compiti con la sua temibile penna rossa. Tutti la temevano, poteva ferire più di una pistola, poteva massacrare le aspettative di un allievo sfortunato, di uno poco attento o di uno con difficoltà. Ma, dopo tanti anni di delusioni, era diventato sempre più esigente e critico nei confronti di quei bambini a cui un tempo regalava tutto il suo tempo, per il ricordo di quelli che avevano preso in ostaggio pezzetti del suo cuore e l’avevano portato via.

Però, quel sabato non trovava la sua penna rossa. E, senza, non poteva fare il suo lavoro. La cercò per tutta la casa, nella sua scrivania, nel piccolo ufficio, persino in cucina… Niente. Pensò che forse l’aveva presa la sua bambina e, arrabbiato, andò a cercare tra i giochi della piccola, ma niente, non era nemmeno li. Quello che trovò fu una penna multicolore, che la bambina di quattro anni usava per disegnare e che gli fece ricordare quando aveva iniziato a insegnare.

All’inizio usava proprio quella penna, per scrivere un maniera garbata e simpatica le cose che si “potevano migliorare”, ma anche quelle speciali, originali e degne di merito… ma con gli anni aveva visto che poche cose miglioravano e aveva cambiato stile, comprato una penna rossa e fatto notare soltanto gli errori. Si rese conto che aveva perso la sua scintilla… e decise di riprenderla… prese la penna multicolore e si dispose a ricominciare da capo.

Quando sua figlia lo vide e chiese “perché stai correggendo i compiti con la mia penna da disegnare cose belle?”, rispose “perché voglio che i compiti e la scuola diventino cose belle”

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