la fenice

Una metafora meravigliosa che cito spesso quando aiuto persone che hanno problemi con il loro passato è quella dell’araba fenice che risorge dalle sue ceneri. Perchè se la capiamo bene non è così drastica e non parla veramente di morte ma di crescita, di evoluzione e di tutti noi.

Per come la vedo io tutti siamo morti e rinati dalle nostre cenere molte volte, almeno da bambini. Quando imparavamo delle cose che cambiavano completamente il nostro mondo e a noi stessi. E abbiamo lasciato indietro i nostri vecchi “io”, ogni volta che ci siamo scontrati con qualcosa di più grande di noi, e siamo cresciuti. Un po’ come i serpenti che cambiano camicia. Senza troppi fronzonli, senza troppa scena, senza che nessuno ci abbia spiegato niente. Il neonato è morto quando abbiamo imparato a mangiare, a camminare e a parlare. Quel bambino piccolo che sapeva solo piangere ha smesso di esistere. Il bambino piccolo e completamente dipendente dalla mamma è morto quando abbiamo imparato a sopravvivere da soli nel mondo.

E anche quello che credeva a Babbo Natale. Non è morto Babbo Natale, ma i bambini che credevano in lui. Sono morti e rinati, con un nuovo corpo, con una nuova mente, con nuovi problemi e nuove domande. E possiamo farlo ogni volta che sentiamo di non essere adatti al mondo che ci circonda. Possiamo uccidere la vecchia versione di noi e costruirne una nuova, più forte, più potente e più capace. Ma per farlo dobbiamo rinunciare a quella vecchia, smettere di cercare quello che cercava, di usare il suo linguaggio, le sue domande e le sue e le sue conclussioni.

Cosa ne pensate di questa mia riflessione? Vi sembra plausibile? Sono curiosa di saperlo…

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