Il piccolo principe (1943)

Oggi voglio parlare di uno dei libri classici dello sviluppo personale anche se non è scritto da un guru, ma da un aviatore e scrittore, una persona con una personalissima capacità di osservare il mondo, Il piccolo principe, amato da tutti e da tenere sempre presente quando ci troviamo troppo imprigionati nei nostri ruoli di adulti.

Per me è stato uno di quei libri che mi ha segnata fin da bambina, con l’immagine del cappello che in realtà era un serpente che stava digerendo un elefante. Probabilmente una delle storie sul cambiamento di punto di vista che sono diventate più famose, con traduzioni in 253 lingue.

Un elogio alla creatività tipica dell’infanzia, alla leggerezza, alla purezza, che un tempo durava molto di più di oggi. Perchè oggi i bambini di cinque anni sono già spesso dei mini-adulti, brontoloni e frustrati dall’eccesso di stimoli esterni e dalla mancanza di capacità di autoanalisi, di autostima e di autocontrollo.

Una storia sui piccoli piaceri della vita, e su quanto sia facile e semplice apprezzarli, invece che accumulare soltanto cose materiali sempre più grandi e sempre più costose ma che usiamo sempre meno. Una storia sul tempo vissuto veramente, in profondità, con la consapevolezza e la cura di noi stessi.

E, soprattutto, sulla curiosità e il coraggio di scoprire. Sul non fermarsi mai, sul non dare mai niente per scontato; su come, per essere felici, bisogna osare, uscire dalla comfort-zone e affrontare le sfide quotidiane per imparare a fronteggiare le ansie in modo migliore. Usando più il cuore che la testa, l’amore e non la logica che è più legata alle paure.

L’avete letto di recente? Vi è piaciuto? Raccontatemi la vostra esperienza con il libro… vi va?

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