il giro del 99

17 Dec 18

Dicono che c’era un re molto triste che aveva un servo molto felice che circolava sempre con un grande sorriso sul volto, un giorno gli chiese qual era il segreto della sua felicità ma il giullare non seppe cosa rispondere, non c’erano segreti, semplicemente non aveva motivo di essere triste. Era felice di servire il suo re, viveva con la sua famiglia nella casa che era stata assegnata loro, aveva cibo e vestiti, ogni tanto riceveva anche qualche mancia…

Ma il re, non soddisfatto della risposta, chiamò il più saggio dei suoi consiglieri e disse: “Voglio conoscere il segreto della felicità del giullare!” Il consigliere rispose: “Non puoi capire il segreto della sua felicità. È felice perchè non è mai entrato nel giro del 99. Ma se vuoi, puoi sottrargliela! Facendolo entrare.”

Seguendo le indicazioni del consigliere, il re invidioso preparò una borsa che conteneva novantanove monete d’oro e la fece dare al giullare con un messaggio che diceva: “Questo tesoro è tuo. Goditelo come preferisci ma non dire a nessuno come lo hai trovato.”

Il giullare non aveva mai visto tanto denaro, pieno di eccitazione cominciò a contarle: dieci, venti, trenta, sessanta, novanta, novantanove! Deluso, indugiò con lo sguardo sopra il tavolo, alla ricerca della moneta mancante, e poi gridò: “Sono stato derubato! Sono stato derubato! Maledizione!”

 Cercò di nuovo sopra il tavolo, per terra, nella borsa, tra i vestiti, nelle tasche, sotto ai mobili… Ma niente. Sul tavolo, quasi a prendersi gioco di lui, un mucchietto di monete splendenti gli ricordava che aveva novantanove monete d’oro, e pensò: “Perchè soltanto novantanove, novantanove monete… Sono tanti soldi, ma mi manca una moneta. Novantanove non è un numero completo!, cento è un numero completo, novantanove no!”

La faccia del giullare non era più la stessa. La sua vita non era più perfetta. Si era convinto di non poter essere più felice senza la centesima moneta. Aveva la fronte corrugata e i lineamenti irrigiditi. Stringeva gli occhi e la bocca gli si contraeva in una orribile smorfia, mostrando i denti.

Passava i giorni a calcolare quanto tempo avrebbe dovuto lavorare per guadagnare la centesima moneta, avrebbe fatto lavorare sua moglie e i suoi figli. Dieci, dodici anni, ma ce l’avrebbe fatta! Il giullare era entrato nel giro del novantanove.

Non passò molto tempo che il re lo licenziò. Non era piacevole avere un giullare sempre di cattivo umore.

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