i monaci che ridono
Dicono che c’erano una in Cina, tre saggi i cui nomi non si ricordano più perché non li rivelarono mai a nessuno, che usavano la risata come la loro unica predica, non facevano altro che ridere: entravano in un villaggio, si mettevano in mezzo alla piazza, e iniziavano a ridere.
Si dice che, piano piano, altre persone venivano contagiate da quella risata, finché si formava una piccola folla, e il semplice guardare quelle persone faceva scoppiare dal ridere tutti i presenti. Alla fine tutti gli abitanti venivano coinvolti dalla risata collettiva. A quel punto i tre monaci si spostavano in un altro villaggio.
Non insegnavano nulla, nel senso letterale del termine, non spiegavano e non condividevano pensieri profondi: si limitavano a creare quella situazione di leggerezza e pace interiore. Erano amati e rispettati in tutta la Cina: nessuno aveva mai fatto prediche o sermoni simili!
Essi comunicavano che la vita dovrebbe essere solo e unicamente una risata. E non ridevano di qualcosa in particolare: si limitavano a ridere, come se avessero scoperto lo «scherzo cosmico».
Dicono che quei monaci diffusero gioia infinita in tutta la Cina, senza usare una sola parola e che, quando con il tempo invecchiarono e uno di loro, un giorno morì, l’intero villaggio si chiese come avrebbero reagito gli altri due, nessuno riusciva ad immaginarsi quei monaci in lacrime e, infatti, anche accanto al cadavere del loro amico, i due ridevano a crepapelle.
– Non potrebbe esistere un addio migliore: possiamo solo ridere! – disse il più anziano guardando il morto che sembrava continuasse a ridere anche da morto. – Adesso ci rimane solo una cosa, rispettare il suo ultimo desiderio, ha chiesto di non cambiargli le vesti! Ha detto che aveva riso tanto nella sua vita, che nessuna impurità si era mai accumulata in lui.
Per convenzione, quando un uomo moriva, il corpo veniva lavato e gli abiti cambiati ma fecero quel che aveva chiesto e, quando il corpo del monaco fu posto sulla pira funebre per essere bruciato, si accorsero d’improvviso che nei vestiti aveva nascosto dei fuochi artificiali. A quel punto tutti risero con i monaci perchè capirono fino in fondo il loro messaggio.
The Shack (2017)
Questa settimana, anche se le feste sono finite, voglio parlarvi di un film “religioso”, un film cristiano, sul dolore, sulla fede e sulle crisi mistiche, sui giudizi e sul perdono, che ci racconta un’idea di Dio come piace a me, dotato di empatia infinita e non selettiva.
Un libro di guarigione (2022)
Questa settimana voglio parlarvi di un libro che ho letto solo oggi anche se ce l’avevo da tempo, un libro di guarigione. Conosco personalmente l’autrice, Gaia Rayneri, e non avrei mai detto che “nascondesse” una storia del genere. L’ho letto, regalato e consigliato a ogni persona con sui ho avuto a che fare in questi giorni. E ora lo consiglio anche a voi, di cuore.
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