Di che archetipo sei (2014)

01 Apr 22

Questa settimana voglio parlarvi di uno dei libri sugli archetipi più carini che ho trovato, Di che archetipo sei?: libera l’eroe che è in te, di Gabriella D’Albertas, che analizza i dodici archetipi di Jung, presenti in ognuno di noi, che possono crearci dei problemi o portarci le soluzioni.

Un libro che racconta di dodici archetipi che vivono all’interno di noi, dodici figure che possono accompagnarci nella nostra crescita interiore con i loro bisogni, le loro paure e le loro capacità, che, man mano che appaiono nella nostra vita, che vengono sviluppati nella nostra mente, ci creeranno problemi e ci offriranno soluzioni. Sei paia di estremi che possono portarci a polarizzarci e che dovremmo imparare a bilanciare.

Ogni archetipo rappresenta una visione di noi stessi e del mondo e appare in un momento della nostra vita, ma ci accompagna da lì in avanti. Per esempio, il primo archetipo che viene chiamato l’innocente, ha la visione del mondo del bambino molto piccolo, fiducioso perchè tutti i suoi bisogni vengono coperti e allo stesso tempo dipendente perchè non può coprirli da solo.

Il suo opposto è l’orfano, che ha capito che non sempre avrà tutto quello che chiede, che deve imparare a cavarsela da solo perchè il mondo non è sempre tutto rose e fiori, e che ci porta all’estremo opposto di pessimismo e indipendenza estrema.

Poi arrivano il guerriero e l’angelo custode, il cercatore e l’amante, il distruttore e il creatore, il sovrano e il mago e per ultimo il saggio e il folle. Ogni paio di questi archetipi rappresenta i due estremi a cui potremo tendere in un aspetto della nostra vita.

Quello che più mi è piaciuto del libro è che ci parla dei problemi, dei bisogni e delle paure che possono attanagliarci se abbiamo sviluppato molto uno dei due poli e ci invita a allenare l’antro come “antidoto” per vivere meglio, per vedere le cose da un punto di vista più neutro.

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La sconfitta è uno stato mentale: nessuno viene mai sconfitto, a meno che non abbia accettato la sconfitta come una realtà.

la figlia che non ho mai avuto

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