Consapevolezza è meglio (2014)

Oggi voglio parlare di un libro fantastico di cui vi ho già parlato questa settimana, Consapevolezza è meglio. Per sentirsi bene con se stessi e gli altri, che racconta come il processo di socializzazione, educazione a cui veniamo sottoposti, lascia nella memoria emozionale una serie di ferite che creano delle vere e proprie scissioni che poi, entrando in conflitto, possono renderci la vita impossibile.

Ci lascia un senso di mancanza di amore, di contatto, sostegno, da una parte, e di oppressione per severità, regole, punizioni, divieti, dall’altra. Ci lascia dentro una scissione tra una parte addolorata che ha voglia, bisogno di contatto, coccole, sicurezza e una parte insofferente che ha voglia, bisogno di essere lasciata in pace, di libertà.

La parte addolorata ha un sentire, un’energia che è un po’ quella dell’orfanello, della vittima, per quel che non ha ricevuto e che ha patito. Tende a chiudersi su se stessa o a chiedere, quando si apre all’esterno. Nel libro viene descrita come il bambino vittima (BV). La parte insofferente ha invece un’energia che è un po’ quella del ribelle, per i soprusi che sente di aver subito, è più pronta ad agire, e ad imporsi all’esterno, infatti lo chiama il bambino ribelle (BR). Li chiama bambini perchè nella sostanza sono parti di noi molto delicate, vulnerabili e istintive, come dei bambini.

E c’è ancora un’altra parte più in profondità, che conserva memorizzata la paura per la sopravvivenza, per quel di ‘terribile’ e ‘irrimediabile’ che poteva succedere se fossero venuti a mancare la protezione, il sostegno, l’accudimento a seguito di un abbandono, un rifiuto. La chiamo il Bambino in Shock (BS).

Questo nucleo primario viene descritto come incapsulato nelle regole, convinzioni, atteggiamenti che impregnano la nostra educazione e che sono i mattoni con cui è costruita quella parte che fa da censore, da giudice dei comportamenti propri e altrui. Il mio Giudice interiore (G) sempre e rapidamente pronto a valutare tutto e tutti sulla base del suo ‘codice’ che non è altro che l’interiorizzazione di quello che ha imparato.

E, infine c’è la parte più esterna con cui ci ‘mostriamo’ agli altri, il nostro comportarci sotto l’influsso, più o meno consapevole, dei bisogni dei BV, BR e BS, mediati e sublimati dal G che valuta quale comportamento sia più utile a farmi avere ‘successo’, ottenere quel che BV, BR o BS reclamano. È la parte che il libro chiama Bambino Adattato (BA) che recita i suoi ruoli, indossa le sue uniformi.

E poi c’è un’ultima parte che guarda tutto questo, l’Intelligenza, che non è solo la capacità logica o la razionalità, ma il mezzo attraverso il quale si può arrivare a costituire la parte che chiama dell’Osservatore (O), capace di osservare con distacco quel che accade nell’altra area: bisogni, emozioni, giudizi, convinzioni, atteggiamenti, valori, comportamenti, frustrazioni e conflitti.

L’avete letto? Vi è piaciuto? Raccontatemi la vostra esperienza con il libro… vi va?

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