Alla Ricerca di un Significato della Vita (1959)

Oggi parliamo di un libro scritto da Viktor Frankle,  psichiatra e neurologo austriaco, che, dopo quattro anni in quattro campi di concentramento, ha spiegato a molti un messaggio molto profondo: l’uomo è un ricercatore, in qualsiasi circostanza, se solo si riesce a ricordare questo tutto diventa più fluido. Il libro che ho scelto per oggi è Alla Ricerca di un Significato della Vita, un libro di memorie psicologiche e di riflessioni sull’esperienza dell’autore ad Auschwitz, e di come è arrivato alla conclusione che è la ricerca che conduce la vita umana, non il successo o le ricompense.

Racconta come, vivendo nelle condizioni esterne più difficili, come nei campi di concentramento… la mente umana passi diverse fasi e reazioni, e possa anche rimanere bloccata. Parla di come vivevano le persone normali, delle loro paure, del dolore, del freddo, della fame, dell’amicizia. Ogni persona reagisce in modo diverso ma ci sono anche cose in comune.

Ma soprattutto parla di come sono sopravissuti, di cosa li manteneva in vita, con poco cibo, nelle circostanze fisiche più sfavorevoli che possiamo immaginare, ed era la capacità di sognare in qualcosa di meglio. La capacità di immaginare quelle cose terribili come una fase, che prima o poi sarebbe finita. Come qualcosa che, solo dopo che sarebbe finita, avrebbe avuto un senso, che tutto aveva un senso e che l’avrebbero scoperto più avanti

Infatti, parla di come quando tutto che diamo per “normale” o “scontato” sparisce, possiamo vedere oltre, quello che è esenziale. E la maggior parte delle cose esenziali sono dentro di noi.

Lo avete letto? Cosa ne pensate?… Aspetto i vostri commenti…

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