schiavitù moderne

02 Jan 19

Al prossimo incontro di facciamo pace per iniziare l’anno con il piede giusto, parleremo di libertà e di schiavitù moderne, di quelle che sentiamo come nostre, ognuno di noi, di quelle che sentiamo come troppo oprimonenti e di quelle che preferiamo mantenere, perchè il gioco vale la candela.

C’è chi dice che siamo schiavi moderni. E ci sono quelli che si sentono liberi. Schiavi del nostro lavoro, del nostro tenore di vita, delle nostre passioni, di cibi come il caffè, il cioccolato o qualsiasi cosa che pensiamo di avere un tale bisogno da non poter farne a meno.

Partendo sempre dalla premessa che facciamo solo delle fotografie della nostra vita, per comprenderci meglio e per capire meglio i collegamenti nascosti fra le diverse relazioni e situazioni in cui viviamo. Perchè con la fretta di stare dietro alla normale amministrazione di ogni giorno, senza fermarci un attimo, perdiamo di vista molte cose.

Si tratta di capire se e quanto siamo liberi, se e quanto dobbiamo ad altri, a noi stessi, alla società in generale, alla nostra famiglia o al nostro capo. Se e quanto siamo disposti a fare per ottenere in cambio quali ricompense.

Perchè la differenza fra uno schiavo e un uomo libero è che lo schiavo non può rinunciare al suo patto con lo schiavista. Mentre l’uomo libero può cambiare idea in qualsiasi momento, quando si accorge che le cose non li stanno più bene, ed è così che può evolvere…

Conoscete l’enneagramma? Vi ho incuriositi? Venite e parliamone…

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Per assurdo, meno ti soffermi sull’obiettivo finale e più presto ci arriverai. Se tieni un occhio sempre fisso sulla destinazione, te ne rimane solamente uno per guidarti lungo il viaggio.

L come libertà (di opinione)

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Un’altra parola molto importante per il Vocabolario possitivo e un tema di cui si parla molto in questi giorni è la libertà di espressione, di opinione, che molti pensiamo stia sparendo di nuovo per mano di quelli che fino a poco fa la chiedevano a grandi voci. Quando erano loro a non poter dire quello che pensavano, a essere perseguitati per le loro idee e a essere “contro-corrente”.

rimedio contro la morte

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Dicono che c’era una volta, all’epoca del Buddha, una donna a cui morì il suo unico figlio. La donna era disperata, non riusciva a lasciare che lo seppellissero, convinta che ci fosse un errore, il giorno prima stava bene e quello dopo non si era svegliato.