Resuscitare (2018)

Oggi voglio parlare di un libro di Igor Sibaldi, Resuscitare, L’arte di riportare in vita ciò che credevamo perduto, como tutti i suoi libri, un viaggio filosofico dal’antichità ad oggi, e attraverso diverse culture e religioni, alla ricerca delle connotazioni della resurrezione di persone, sentimenti, capacità, ecc. Cercando le caratteristiche comuni e un qualche metodo perchè chiunque possa farlo.

Partendo dal mito di Iside, che già nella cultura-religione egiziana riesce a fare resuscitare suo marito morto e quello sumero di Inanna. Queste donne-dee fanno un viaggio con coraggio e determinazione nel mondo del ricordo fino ad entrare in una dimensione paralela. Fuori dal tempo, in cui passato, presente e futuro convivono in un luogo dove l’unica che non può entrare e la mente razionale che è quella che siamo più allenati a usare.

Infatti, per resuscitare una persona, una capacità, un’emozione, dobbiamo solo rinunciare all’idea che sia persa e irrecuperabile e, insieme, a tutta una serie di credenze limitanti che, nella nostra cultura occidentale sono state anche molto condizionate dai vangeli, dalla parte della storia che è arrivata ai nostri giorni. Tolti i rittagli che il catolicessimo ha fatto perchè a nessuno venisse in mente di avere un rapporto personale con il divino, non mediato dai rappresentanti della chiesa.

La buona notizia è che siamo sempre in tempo di imparare a farlo, che ognuno di noi può se è abbastanza forte da rinunciare alle sicurezze che ci offre la mente piccola e ristretta e si impara a viaggiare avanti e inditro nel tempo, fino a quando la mente cambia, si amplia, si libera da limiti che non sapeva di avere, fino a quando le due dimensioni – il presente e il passato – entrano e rimangono in contatto, in quello che i fisici contemporanei chiamano un varco spazio-temporale e che duemila anni fa si chiamava “eternità”.

L’avete letto? Vi è piaciuto? Raccontatemi la vostra esperienza con il libro… vi va?

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