l’elefante

Dicono che c’era una volta una città i cui abitanti erano tutti ciechi. Un giorno, un re straniero arrivò da quelle parti, accompagnato dalla sua corte e da un intero esercito, e si accamparono nel deserto. Ora, questo monarca possedeva un possente elefante, che utilizzava sia in battaglia sia per accrescere la soggezione della gente. Il popolo era ansioso di sapere come fosse l’elefante, e alcuni dei più eminenti membri di quella comunità si precipitarono all’impazzata alla sua scoperta, approfittando del buio della notte.

Non potendo conoscere né la forma né i contorni dell’elefante, cominciarono a tastarlo alla cieca e a raccogliere informazioni toccando alcune sue parti. In fretta per non essere scoperti. Ognuno di loro credette di sapere tutto sull’elefante pur avendo toccato solo una parte. Quando tornarono dai loro concittadini, furono presto circondati da avidi gruppi, tutti ansiosi, di conoscere la verità per bocca di coloro che erano andati in avanscoperta. Posero domande sulla forma e l’apparenza dell’elefante, e ascoltarono tutto ciò che veniva detto loro al riguardo, ma rimasero ancora più sconfortati. Alla domanda sulla natura dell’elefante, ognuno rispose qualcosa di completamente diverso:

— Si tratta di una cosa grande, ruvida, larga e lunga, come un magico mantello o un tappeto volante — rispose colui che ne aveva toccato l’orecchio.
— No, no… So io di che si tratta: somiglia a un tubo dritto e vuoto, orribile e distruttivo, come un malefico fucile o un piccolo cannone — disse colui che aveva toccato la proboscide.
— È possente e stabile come un pilastro, come un albero…— disse colui che ne aveva toccato una zampa.
— Siete entrambi in errore—, disse il terzo. — L’elefante è simile a una fune… — Egli aveva toccato la coda dell’elefante.
— L’elefante è come una lancia, come una freccia. — disse colui che aveva toccato la punta della zanna.
— In realtà è simile ad un’alta muraglia—  disse colui che aveva toccato il fianco.

Ognuno di loro aveva toccato una delle tante parti dell’elefante. La percezione di ognuno era errata. Nessuno lo conosceva nella sua totalità: la conoscenza non appartiene ai ciechi. Tutti immaginavano qualcosa, e l’immagine che ne avevano era sbagliata. Più parlavano più il suo popolo si sentiva sconvolto e spaventato.

Poi arrivò un cieco un po’ meno imminente per la comunità, ma molto più saggio che disse:
— La mente non può sapere nulla della divinità. Le vie dell’intelletto ordinario non sono la Via della scienza divina.

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