l’abbondanza

Ieri all’incontro di facciamo pace abbiamo parlato dell’abbondanza, non nel puro senso di quantità o di proporzioni, ma di sensazione, di emozione. Sentirci abbondanti, nuotare nell’abbondanza, cosa vuol dire, quanto di “tutto” si può considerare abbondanza? Perchè c’è gente che con poco si sente così bene e altra che con tanto, non ha mai abbastanza? Siamo partiti da li… e, una volta definita abbiamo parlato di come misurarla, e di come aumentarla osservando i benefici secondari e le credenze limitanti che ci allontanano dal sentirci come sarebbe naturale…

Per definire l’abbondanza siamo partiti dalle diverse definizioni personali di ognuno, “avere tutto quello che ci serve e un po’ di più per possibili carenze future“, “essere soddisfatti” e “poter avere o prendere quello che voglio quando voglio“. Ognuna nasconde diverse credenze, la prima che non ce ne sia abbastanza per tutti, la seconda che tutto dipenda solo da me, la terza che ce ne sia per tutti…

Abbiamo visto che per sentirci abbondanti non c’entra niente quante cose possediamo, ma come ci sentiamo, nel posederle… e soprattutto la capacità che crediamo di avere (o non avere) per recuperarle se le dovessimo perdere o spendere.

E che per sentirci abbondanti dobbiamo superare due barriere:

  • i benefici secondari legati a non avere qualcosa o a non sentirci abbondanti, forse sentendoci carenti possiamo ottenere qualcosa che non credamo di poter avere altrimenti, che sia aiuto, considerazione o senso di appartenenza a qualcosa.
  • E le credenze negative sull’avere qualcosa in concreto, una casa più grande, un lavoro migliore, ecc. (poi ti devi occupare e avrai paura di perdere tutto, io non potrei mai permettermelo) o sull’essere abbondanti, in generale (i ricchi sono disonesti, il denaro corrompe, non è giusto che alcuni abbiano così tanto e altri così poco, ecc.)

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