innovazione

25 Feb 19

Dicono che c’era una volta, in un parco, una bella scacchiera di marmo in cui chiunque poteva giocare, portandosi da casa i suoi pezzi. Un giorno passò un bambino e riempì la scacchiera di piccoli animali, soldatini e piccoli pezzi di lego colorati, e poi andò a fare merenda lasciandogli lì.

Due vecchi che passavano da quelle parti si chiesero dov’erano finiti i vecchi scacchi? I due vecchi non sapevano che fare, rigiravano i giocattolini tra le dita e si guardavano interrogativi. Uno dei due prese un paio di cowboy a cavallo e li pose sulla scacchiera. Si potevano usare come cavalli! E poi c’era una vacca e un grosso cane, anche quelli si potevano usare come cavalli.

E poi la serie di soldatini tutti uguali, ma con divise diverse, si potevano usare come pedoni. Le torri furono una casetta, un piccolo cubo, una pila di mattoni e un uomo molto squadrato. Per gli alfieri si cercò qualunque giocattolo avesse la punta, e poi le regine, i re.

Una volta selezionati i pezzi, si trattava di decidere i colori. Fu stabilito che il giallo, il celeste chiaro e il verde chiaro, andavano considerati bianchi, mentre i colori intensi andavano considerati neri; ovviamente del loro colore rimanevano i pezzi che fossero già bianchi o neri.

Una volta disposti i pezzi, ciascuno nella loro casella, i due vecchi ripresero l’eterno contenzioso della loro partita interrotta tempo prima quando uno dei due aveva dimenticato dove teneva i pezzi .

A volte chiamiamo innovazione, novità, o rivoluzione, ad un semplice scherzo di un bambino distratto, subito digerito dal vecchio gioco, e ridotto a subire le regole dell’eterna scacchiera. L’innovazione vera sarebbe cambiare gioco, creare nuove regole che rispetassero i bisogni dei nuovi giocatori e dei nuovi pezzi.

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