il tavolino della nonna

14 May 18

Dicono che c’era una volta una vecchierella che restò vedova del suo adorato marito, con cui aveva condiviso tutta la vita, allevato un figlio e invecchiato lentamente. Alla morte del marito dovete trasferirsi in un’altra città per andare a vivere con il figlio, la nuora e la loro figlioletta. Dovete imparare di nuovo molte cose, ma allo stesso tempo la sua mente non era più quella di un tempo perciò ne dimenticava tante.

Un giorno dopo l’altro la sua vista si indeboliva, e il suo udito peggiorava. Le sue mani tremavano al punto che a volte le cadevano i piselli dal piatto, o versava sulla tovaglia un po’ di zuppa. Non sopportando più il disordine che lei involontariamente creava, un giorno il figlio e la nuora sistemarono un tavolino vicino all’angolo delle scope, e da allora la fecero mangiare lì, tutta sola.

All’ora di pranzo la nonnina li guardava cercando di nascondere gli occhi pieni di lacrime, sentendosi in colpa per il fastidio che stava dando, desiderando di seguire suo marito il prima possibile ogni volta che loro le rivolgevano la parola solo per redarguirla quando le cadeva il cucchiaio.

L’unica sua gioia era la bambina, che la guardava con complicità e tenerezza, anche lei veniva sgridata spesso quando sbagliava e capiva che la nonna faceva del suo meglio, come lei stessa. Il loro era un rapporto molto intimo, fatto più di gesti che di parole, con pochissime regole perchè una non le conosceva ancora e l’altra le stava dimenticando.

Una sera, appena prima di cena, la bambina era seduta sul pavimento a giocare con le costruzioni, quando il padre staco dalla giornata le chiese:
— Che fai di bello? Che cosa stai costruendo?
— Sto costruendo un tavolino per te e la mamma, così quando sarete vecchi potrete mangiare nell’angolino. — rispose la bambina con un grande sorriso pieno di dolcezza.

Per un momento, che sembrò durare un’eternità, il padre e la madre, che aveva osservato la scena dalla cucina, rimasero muti, poi scoppiarono a piangere. Si erano resi conto della crudeltà del loro comportamento, e del dolore arrecato alla vecchierella. Ma, da quel giorno, la nonna mangiò insieme a loro al grande tavolo da pranzo e se le cadeva un boccone o la forchetta, nessuno ci faceva più caso.

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