giochi, problemi, avventure
Dopo un mese rifflettendo sul cambiamento, sul quando, come, e perchè cambiare, a giugno cercheremo di concretare un po’ di più, chiedendoci “perchè no?” a tutti i cambiamenti e i miglioramenti che non riusciamo a mettere in moto. In questo prossimo incontro, vedremo tecniche e concetti che ci renderanno più semplice scegliere cosa cambiare e come ottenere i risultati desiderati al livello più profondo possibile.
Uno dei concetti che più mi è piaciuto del libro Reinventa te stesso, di Steve Chandler, è stato il discorso che fa sulle similitudini e differenze tra problema, gioco e avventura. Su come, se cambiassimo la parola che usiamo, potrebbe cambiare il modo in cui affrontiamo e viviamo alcune situazioni. Dice che, se i bambini come compiti per le vacanze avessero da risolvere giochi di matematica invece che problemi, li farebbero più volentieri; e anche che se i giornalini di enigmistica fossero pieni di problemi invece che di giochi… forse non li comprerebbe nessuno.
- Un problema è qualcosa da risolvere, difficile, complicato, una punizione, forse persino pericoloso, qualcosa che non vorremmo affrontare.
- Un gioco è qualcosa da risolvere, interessante, intrigante, una sfida, parla direttamente con la nostra curiosità e non vorremmo mai smettere.
- Un’avventura è qualcosa da risolvere, difficile, appassionante, forse persino pericolosa, da attraversare per uscirne più forti, ricchi o felici.
Riassumendo, da un certo punto di vista sono la stessa cosa e dall’altro sono cose completamente diverse… La buona notizia è che la differenza dipende soltanto da noi, dal nostro atteggiamento, da come li vediamo, e da come ci poniamo nei loro confronti…
Cosa ne pensate? Vi ho incuriositi? Spero di si… se vi va di partecipare, vi aspetto!
L come libertà (di opinione)
Un’altra parola molto importante per il Vocabolario possitivo e un tema di cui si parla molto in questi giorni è la libertà di espressione, di opinione, che molti pensiamo stia sparendo di nuovo per mano di quelli che fino a poco fa la chiedevano a grandi voci. Quando erano loro a non poter dire quello che pensavano, a essere perseguitati per le loro idee e a essere “contro-corrente”.
rimedio contro la morte
Dicono che c’era una volta, all’epoca del Buddha, una donna a cui morì il suo unico figlio. La donna era disperata, non riusciva a lasciare che lo seppellissero, convinta che ci fosse un errore, il giorno prima stava bene e quello dopo non si era svegliato.
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