ascoltami
Tutti abbiamo bisogno di essere ascoltati. Tutti abbiamo bisogno di parlare e di avere qualcuno che ascolta quello che abbiamo da dire. A volte abbiamo bisogno soltanto di parlare, a volte abbiamo bisogno di conforto, a volte abbiamo bisogno di comprensione, a volte di consiglio. Parlare è il modo di condividere quello che abbiamo dentro più efficace, se l’altro ci ascolta.
Ma ascoltare non è facile, non è semplice, o meglio, non siamo allenati, non sappiamo nemmeno da dove iniziare. Spesso le conversazioni sono quello che io chiamavo “due radio che parlano” e quello che potrebbe sembrare ascolto è solo aspettare che l’altro finisca per poter parlare noi.
Oggi voglio parlarvi di due tipi di ascolto, che possono migliorare diversi problemi di comunicazione. Il primo è l’ascolto proattivo e l’altro è quello proposto da Marshall Rosenberg , famoso mediatore e risolutore di conflitti, nella sua comunicazione non violenta o empatica.
Quando parliamo di ascolto proattivo, per come la vedo io, parliamo di un ascolto senza giudizio, ascolto quello che la persona che ho davanti sta dicendo o raccontando, senza cercare di risolvere i suoi problemi, senza cercare di correggerlo e renderlo una persona migliore, semplicemente rispettando il suo essere, il suo racconto e la sua situazione e rispettando e condividendo le sue emozioni per quanto possibile.
Ancora oltre va l’ascolto promosto da Rosenberg, che ci propone con le sue orecchie giraffa, di ascoltare oltre le parole i bisogni della persona che parla, le sue vulnerabilità e insicurezze, anche quando queste non sono chiaramente espresse o quando sono persino nascoste con parole o atteggiamenti di forza.
Può sembrare difficile, ma possiamo provare, alleniamoci!
L come libertà (di opinione)
Un’altra parola molto importante per il Vocabolario possitivo e un tema di cui si parla molto in questi giorni è la libertà di espressione, di opinione, che molti pensiamo stia sparendo di nuovo per mano di quelli che fino a poco fa la chiedevano a grandi voci. Quando erano loro a non poter dire quello che pensavano, a essere perseguitati per le loro idee e a essere “contro-corrente”.
rimedio contro la morte
Dicono che c’era una volta, all’epoca del Buddha, una donna a cui morì il suo unico figlio. La donna era disperata, non riusciva a lasciare che lo seppellissero, convinta che ci fosse un errore, il giorno prima stava bene e quello dopo non si era svegliato.
Felix e il segreto delle chiavi magiche |
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13 cose che ho imparato giocando a garden scapes, per ora solo su Wattpad. |
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